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La Paletta di Narmer

di
Francesca Jourdan

(traduzione italiana dell'autrice)

Intorno al 3000 a.c., l'Egitto emerge dal crepuscolo della preistoria come un paese unito sotto il regno di un unico re divino. Prima di questo, si suppone che il paese fosse diviso in due parti geografiche: l'alto Egitto ed il basso Egitto. Secondo un'antica leggenda egiziana, Menes, re dell'alto Egitto, fu il primo ad unificare queste due terre. Da quel momento in poi, i re egiziani poterono regnare sia sull'alto che sul basso Egitto, dando al paese il nome di "Due Terre," nel quale si riflettevano i due volti del paese. Sebbene l'identificazione del re Menes con Narmer sia argomento di discussione tra gli Egittologhi da molto tempo, il nome di Narmer è solitamente attribuito a Menes o suo figlio Aha, pur ritenendo alcuni che Narmer (3185 3125 a.c.) sia solo un personaggio mitico. Senza dubbio, il documento più importante riguardo l'unificazione dell'Egitto è la Paletta di Narmer.

La Paletta di Narmer, ora esposta nel Museo Egizio del Cairo, fu scoperta nel 1898 dall'archeologo J. E. Quibell nell' alto Egitto, e più precisamente nella città di Nekhen (ora Hieracompolis), che si suppone fosse la capitale predinastica dell'alto Egitto. Scavando le residenze reali di alcuni re, Quibell trovò la Paletta con altri oggetti.

La Paletta, a forma di scudo, è ornata da entrambi i lati. Sarebbe stata eretta nel Tempio di Horo a Nekhen. Composta da un solo blocco di scisto di color verde scuro, la Paletta misura circa 64cm di altezza ed è stata trovata quasi intatta; la sua datazione al 3200 a.c. è approssimativa. La paletta fu offerta dal re al dio Amon-Ra, che credeva fosse suo "padre." Rappresenta uno dei più vecchi esemplari di scrittura geroglifica dell'Antico Egitto, narrandoci un capitolo importante della sua storia: l'unificazione del paese. L'annuncio di questo avvenimento è fatto in maniera semplice e chiara: sul retro, il sovrano porta la corona bianca dell' alto Egitto, mentre sull' altro lato porta la corona rossa del basso Egitto. Narmer sarebbe dunque il primo re ad aver regnato sia al Sud che al Nord.

Malgrado le sue piccole dimensioni, questo documento rimane uno dei più importanti oggetti informativi sull'Egitto predinastico. Essendo un esempio eclatante dell'arte egiziana che serviva a glorificare il re, la Paletta dà il suo messaggio non tramite i geroglifici ma attraverso immagini simboliche tradizionali. Gli egiziani avevano un dono naturale per trasformare concetti semplici in formule astratte.

La paletta mostra inoltre importanti aspetti della struttura della vita sociale dell'epoca. Rivela il senso gerarchico della vita egiziana. Č stato suggerito che quest'arte, sviluppatasi durante quel periodo, mostri il re come una figura distante, lontano dai sudditi; quest'arte darebbe anche la visione corretta del potere del re che cresceva sempre. "L'association d'une élite s'exprime par la concentration des biens. Elle se traduit, dans les structures mentales, par une sorte d'exaltation de la violence qui, loin de traduire simplement des évènements réels, sublime la force et la puissance, trahissant la constitution d'une idéologie dont se générera l'image du pharaon" (Béatrix Midant-Reynes).

La Paletta dimostra quanto gli antichi egiziani tenessero a ricordare eventi storici: secondo loro, la guerra ed i poteri politici erano adatti per essere ricordati. Nonostante questo, sarebbe un'errore leggere la Paletta di Narmer come un racconto puro di conquista. Comunque, attraverso le sue conquiste militari, Narmer aveva stabilito le basi di un sistema politico che i re tennero per sempre, dando loro il diritto di portare le due corone. Il fatto di aver trovato una paletta dimostra anche che gli antichi Egiziani avevano introdotto una forma scritta della comunicazione, ora conosciuta come i geroglifici egiziani. Gli scribi hanno scritto la paletta usando una combinazione complessa di ideogrammi e simboli fonetici.

La faccia anteriore della Paletta di Narmer è divisa in due scene.

Sopra la scena principale, il nome del re è scritto all'interno di un serekh (antenato del cartouche) fiancheggiato da ogni lato da una testa di vacca; questa scena è presente anche sull'altro lato della paletta.

La scena superiore occupa la maggior parte della faccia. La scena è dominata da una grande figura del re, con una barba cerimoniale e la corona bianca (che rappresenta l'alto Egitto), ed anche la coda simbolica del toro. Tutti gli elementi principali del corpo sono presenti: le spalle, le braccia ed i fianchi sono frontali mentre le gambe, i piedi e l'occhio intero sono di profilo. L'aspetto solido e statico, quasi monumentale, della figura è ottenuto dividendo il peso sulle due gambe, con un piede davanti all'altro. Nella mano destra il re maneggia una mazza, pronto a fracassare il cranio d'un uomo inginocchiato (possibilmente un libico) che tiene per i capelli con la mano sinistra. Il nome di questo uomo inginocchiato (wash), scritto in geroglifici sopra la sua testa, fa pensare che potesse essere un personaggio importante o che si riferisse collettivamente ad un gruppo di persone. Sopra la testa della vittima e davanti al viso di Narmer, il falco Horo di Nekhen - simbolo di sovranità e della protezione egiziane del re - è seduto sulle piante di papiro. Il fiore di papiro in geroglifici corrisponde al numerale "mille"; quindi questo gruppo vorrebbe dire che il re aveva catturato sei mila nemici. Questo geroglifico è usato frequentemente come simbolo del basso Egitto. Di conseguenza il significato di questa parte della scena è abbastanza chiaro: il re egiziano dell'alto Egitto calpesta le paludi del basso Egitto. Narmer è seguito da un personaggio più piccolo che trasporta i suoi sandali. Sta camminando sulla terra sacra ed è a piedi nudi per rispetto agli dei e alle dee, al fine di effettuare l'atto dell'esecuzione rituale. In questo modo, Narmer può dedicare la sua vittima agli dèi ed alle dee, forse ringraziandoli del loro aiuto per la vittoria sui suoi nemici.

Sotto i piedi del re, sotto la scena principale, ci sono due uomini nudi: sono nemici del delta. La loro città è rappresentata con delle mura. I nemici confermano l'immagine vittoriosa ripetuta dappertutto su questa paletta.

La parte posteriore della paletta di Narmer è divisa in tre scene.

Sopra la scena superiore, il nome del re "Narmer" (n'r - pesce e mr - scalpello, che si traduce come "pesce gatto"), è scritto all'interno di un serekh. Questo serekh è fiancheggiato da ogni lato dalla testa della vacca, forse riferito alla dea Hathor o ad un'altra chiamata Bat ["è persino dubbio che vi fosse una dea chiamata Bat, anche se poteva trattarsi di una dea provinciale" (Jonathan Van Lepp, comunicazione personale)], rappresentate spesso come vacche. Se le teste rappresentano una di queste dee, si tratterebbe della dea più vetusta dell'antico Egitto. Si può notare l'associazione di Hathor, rappresentata solitamente con le corna verso l'interno, con la madre del re nella maggior parte dell'arte e della letteratura egiziana. La relativa disposizione nella parte superiore della paletta gli dà un carattere celeste e dimostra l'alta stima che il faraone nutriva verso di lei. La paletta di Narmer costituisce la rappresentazione più vecchia di Hathor con il re.


Dal lato sinistro della scena superiore, il re, seguito da una figura più piccola che trasporta i suoi sandali (conosciuto come il portatore di sandali), è rappresentato con la corona rossa del basso Egitto. Nella mano sinistra, tiene una mazza, nell'altra un flagello, simbolo della sua sovranità. Il suo nome è scritto di fronte al viso. Il faraone e' preceduto dal suo vizir e da una figura femminile chiamata Tjet, che tiene un tipo di scettro nella mano sinistra. Tutta la gente è rappresentata più piccola del re. L'intera processione cammina verso dieci corpi decapitati - divisi in due file di cinque persone ciascuna - con le loro teste fra le gambe. Essi rappresentano i nemici sgominati dal re.

Nella scena centrale, due persone legano insieme i colli prolungati di due animali felini (che potrebbero essere pantere), unendo il simbolo del cielo orientale con quello occidentale. I due felini sono interpretati spesso come le due parti del paese legato insieme simboleggiando in questo modo l'armonia e l'unità. Si crede che il cerchio creato dai colli fosse usato per tenere o preparare cosmetici sulla paletta. Nella scena inferiore, il toro di Apis è rappresentato mentre calpesta un nemico del delta, barbuto, spaventato e nudo. Il simbolismo di questa scena è chiaro: il toro rappresenta la mascolinità e il potere vigoroso del re, mentre distrugge i suoi nemici con la forza di un potente toro. In periodi successivi, alcuni re hanno aggiunto "Toro Vittorioso" ai loro titoli.

Tuttavia il tema dominante della paletta di Narmer è la vittoria del dio incarnato sopra le forze della malvagità e del caos. Il ruolo del re era quello di preservare l'unità (l'armonia) della terra e sgominare i nemici di Ma'at, dea della verità, dell'ordine e della giustizia.

L'unificazione dell'Egitto fu l'opera non di un singolo uomo, ma come la maggior parte degli eventi storici importanti, di un processo temporale e di uno di sviluppo - di cui le alleanze erano una parte importante. In qualche luogo, alla conclusione del quarto millennio a.c., l'unificazione dell'alto Egitto si trasformo' in un fatto compiuto. "Replacée dans cette analyse, l'unification apparaît moins comme une conquête que comme un phénomène d'assimilation du Nord par le Sud; mais dans ce processus la guerre constitue l' une des composantes. Parce qu'elle est valorisante pour le vainqueur, elle sera exaltée plus que tous les autres ingrédients de l'unification ..." (Midant-Reynes, 1992).

L'interpretazione della paletta di Narmer sembra chiara: Narmer è rappresentato con entrambe le corone egiziane; conquista le terre ed abbatte il nemico. Sta controllando le vittime delle sue battaglie. La paletta di Narmer parla di una guerra, e drammaticamente racconta uno degli eventi più importanti nella storia dell'antico Egitto: l'unificazione delle due terre.

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